E' la scritta incisa
nell'intonaco del pilastro della prima campata all'interno della chiesa ed è la data
dell'addio a Pomposa da parte dell'ultimo monaco costretto,come tanti altri prima, ad
abbandonare l'amata abbazia.
L'abbandono accentua il già iniziato degrado che durerà fino al 1910,
allorché lo Stato acquisterà l'intero complesso abbaziale e ne inizierà una poderosa
opera di conservazione e recupero.
E' lo Stato quindi il "padrone" di Pomposa, ma con lui e contro di lui
coesistono i diritti e le pretese del vescovo di Ferrara - Comacchio (che conserva anche
il titolo di Abate di Pomposa), del Comune di Codigoro e... di pseudo potentati, come la
ditta che oggi conduce il book shop, recentemente appaltato dalla Soprintendenza ai Beni
Artistici e Storici di Ravenna.
Tra le voci di quanti indicati occorrerebbe fare sentire anche quella
di coloro che amano l'abbazia per il suo luminoso e illustre passato, per le splendide
testimonianze del presente, o semplicemente per il legame, oserei dire di sangue, che con
essa hanno, i quali ne desiderano la conservazione, la conoscenza e la valorizzazione,
perché anche altri la amino. |
PASQUINO è un torso di marmo. Viene alla luce a Roma presso piazza Navona all'alba del
Cinquecento ed è subito "statua parlante", perché gli vengono affissi sopra
fogli e cartigli con satire anonime che mettono alla berlina papi e cardinali, vescovi e
nobili.
da
PASQUINO
statua parlante
Quattro secoli di pasquinate
di Claudio Rendina Newton
Compton ed.
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Pasquino
in questo sito
apre agli amanti
di Pomposa
"la posta del cuore"
e li invita a manifestare
il loro amore in
messaggi di lode,
o di rimprovero,
di gioia o di dolore,
come quelli rivolti alla persona amata.
Verranno pubblicati tutti, anche i messaggi anonimi, al solo
scopo di farli leggere a coloro che hanno o accampano diritti o pretese sull'abbazia,
affinché trovino conferma o meno nel loro operare.
Pasquino si scusa se sarà costretto ad intervenire con le forbici del
censore: assicura però un taglio leggerissimo.
Grazie.
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