A spasso con Don Piero

 

Verso l'anno 1586 giungono a Codigoro i Frati Minimi che subito si danno d'attorno alla costruzione della chiesa del Rosario con annesso monastero. Non si sa di preciso la data di fondazione; è certo che nel 1588 doveva già esistere. Infatti nell'archivio Comunale, alla voce "S. Francesco di Paola" (vol. III p.78), risulta che già nel 1588 si trovavano i Frati Minimi e che il Comune di Codigoro fu invitato a concorrere "per L.20 d'oro per la vestizione dei frati del suddetto Ordine, abitanti ivi, ogni anno". Nel 1604 contribuirà poi con L.8 "per fare la pala dell'altare di S. Francesco di Paola". Il quadro di San Francesco di Paola è di un anonimo del 1600 (altezza m.2x 1,35). Tutte le altre opere del Rosario sono del 1700. (….) La chiesa poteva contenere circa 300 persone; anticamente aveva cinque altari: il maggiore era in legno verniciato; quello di S. Francesco di Paola in marmo di Carrara era stato eretto nel 1749 dalla nobile famiglia dei Conti Cestari. (Divo Francisco De Paula ex voto erectum Cestoriorum aere. A. Salutis MDCCXLIX). Gli altri tre erano dedicati al S. Crocefisso, a S. Filomena e al S. Sepolcro.
CODIGORO-cenni storici di D. Piero Viganò 1971.
 


Opera di Mario Capuzzo (1952)

 

 

 

La chiesa era veramente carina.
Via Rosario non esisteva e la facciata dava su quella che adesso è via Trieste.
I Minimi, nonostante il nome, si erano dimostrati buoni ed alacri frati e Comune e cittadini avevano risposto.

Nel 1789 scoppia in Francia la Rivoluzione.

DECRETO
II messidoro, anno VI Repubblicano e I della Repubblica Cisalpina
(29 giugno 1798)

Il Direttore Esecutivo della Repubblica Cisalpina determina che "sono richiamati alla Nazione i beni e effetti appartenenti ai Capitoli, Collegiate, consorzi, comunie di preti…" e che le suddette corporazioni rimangano soppresse.

 

E quindi, dopo circa 200 anni, i Frati Minimi decidono che non è più aria, abbandonano chiesa e convento e se ne vanno.

Nel 1816 il convento viene demolito e nel 1818 il Comune, acquistato dal dott. Folegatti del terreno, costruisce il cimitero e così la chiesa del Rosario diventa…quella dei morti.

 

Non ci sono più i frati? Bene, buttiamo giù il convento e facciamoci un cimitero. Se anche il terreno è sotto il livello del Po, cosa vuoi che succeda?

 

Nella rotta del Po (1872) le acque invadono la pianura codigorese ed essendo la zona adiacente al Rosario assai bassa, vi stagnano per lunghi mesi fino all'altezza di un metro.

 

A questo punto sarebbe interessante dibattere pacatamente se il fatto che il cimitero diviene una palude è colpa della miopia degli amministratori di allora o, me la si passi, solo sfiga; certo è che il saper guardare avanti è "privilegio di pochi".

 

 

Allorchè nel 1917 si abbattè la chiesa parrocchiale di S. Martino, essa [la chiesa del Rosario] venne adibita a parrocchia ed allora si costruì quella seconda facciata che era un autentico sgorbio e che toglieva ogni bellezza alla vetusta chiesetta. 

 

Eccoci nel XX secolo! La storia dell'abbattimento della vecchia chiesa potete trovarla su un sito amico,  si possono però aggiungere un paio di "perle":
Perorando la causa dell'abbattimento della Chiesa di S. Martino, il 10 agosto 1904, in consiglio Comunale si affermò che la chiesa del Rosario era "più che sufficiente per la popolazione codigorese in maggioranza antireligiosa". Del campanile, sopravvissuto alla chiesa perché monumento nazionale, un politico di allora, un certo Onorevole Marangoni scrisse: "Quanto al campanile vedremo che figura farà, nel caso gli faremo dare una gomitata".
Ma rimaniamo al Rosario. Domanda: come può venire in mente a qualcuno, prete o politico, di girare la facciata di una chiesa di 90° in funzione di una nuova strada? No, scusate, non è amore della polemica a tutti i costi, perché la conseguenza è che negli anni 60, quando si discuteva se restaurare o no il Rosario, sicuramente qualche altro politico "autorevole", magari lontano parente del citato Marangoni, ha detto:
Ma dài, buttiamola giù, non vedi che sgorbio di facciata!

 

Queste le vicende storiche della seconda chiesa parrocchiale di Codigoro, che venne abbattuta, perché pericolante, il 23-2-1970. 
 

Quella che segue è storia recente.
Smontato durante la demolizione della chiesa, l'altare dei Cestari era stato portato, assieme ad altri arredi, presso l'oratorio dei Salesiani di Codigoro. Qui, seppur posato in qualche angolo umido e polveroso, forse ce l'avrebbe fatta a salvarsi se, attorno al 90, non fosse arrivato a Codigoro il "Salesiano Muratore". Per la verità era un bravo ragazzo pieno di iniziative e vitalità che riusciva a coinvolgere nelle sue imprese masse di volontari forzuti e sudanti. L'oratorio era tutto un furore costruttivo: muri venivano demoliti e se ne erigevano in tempi brevissimi altri che venivano rapidamente intonacati e pitturati, si scoperchiavano tetti, si rifacevano pavimenti… la "confessione" di un volontario è saltata fuori solo recentemente:
"Nei primi tempi prendevamo tutti quei pezzi di marmo e li spostavamo…Una fatica! Spostali oggi, spostali domani…un bel giorno ci siamo stancati…c'era da fare la gettata del pavimento…"
Ora, secondo me si impone una riflessione. D'accordo su "Ora et Labora", d'accordo su "chi non fa non falla", d'accordo anche su: "Grazie all'oratorio i nostri ragazzi riescono a evitare la droga, le donnacce e le cattive compagnie…" però, che nessuno si sia soffermato un attimo a guardar bene i cherubini prima di prenderli a mazzate…che nessuno si sia, preso da un dubbio, fermato a pensare a quel povero cristo di artigiano che due secoli e mezzo prima aveva versato litri di sudore intelligente per tirar fuori quell'altare dal marmo… Ragazzi è pesa!
C'era da costruire la Sala Giochi.
Una storia triste? No, una storia Nostra. Però c'è "un coccio" che ce l'ha fatta: 

San Francesco di Paola, forse perché ottimo skipper, è riuscito a barcamenarsi tra politici, ladroni e volontari fondamentalisti, comunque se la passa piuttosto male e avrebbe bisogno urgente di un restauro. Vediamo se riusciamo a fare qualcosa?

 

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